“La notte porta cattivi consigli. Le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici sono calate da 300 a 200 milioni. In poche ore abbiamo perso per strada 100 milioni, passando così dalla mancia agli spicci”. Rossana Dettori, segretaria generale della Fp Cgil, articola così un tweet di stamattina, che dava notizia di questa “revisione economica” per il rinnovo dei contratti pubblici, e avverte: “Se le cose stanno così, daremo il via a una mobilitazione durissima”. E nel primo pomeriggio arriva la nota di Fp Cgil, Cisl-Fpo, Uil Fpl e Uil –Pa. “ Non accettiamo la provocazione di Matteo Renzi. I 300 milioni, che poi diventano 200 a fine serata, della ‘stabilità” elettorale del governo, non sono un contratto ma una mancia. I lavoratori pubblici vogliono un rinnovo dignitoso. La nostra mobilitazione sarà durissima”, così Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco, segretari generali dei sindacati di categoria il cui comunicato riportiamo a conclusione.
Lo stanziamento è di soli 200 milioni, meno di cinque euro lordi al mese
Lo stanziamento già irrisorio di 300 milioni per rinnovare contratti scaduti da sei anni – calcolato sempre da Dettori in 40 centesimi al giorno per ogni lavoratore pubblico – è, infatti, ulteriormente calato. Adesso siamo a 200 milioni. “Un calcolo a spanne ci dice che corrisponde a meno di cinque euro lordi al mese per ogni singolo lavoratore pubblico, giusto qualche moneta a disposizione. Un vero e proprio insulto, a dispetto della retorica di modernizzazione, efficienza e valorizzazione del lavoro nella Pa”, rincara la segretaria generale della Fp Cgil.
Contro questo che si ritiene essere, non solo per la Fp Cgil ma per l’intero fronte unitario del lavoro pubblico, un vero e proprio insulto, “una provocazione”, la risposta sarà dirompente. “Faccio onestamente fatica a prendere seriamente in considerazione queste cifre, che rispedisco al mittente – afferma la numero uno della Fp Cgil -. Ci prepariamo a una mobilitazione durissima contro un governo che regala letteralmente soldi ai ricchi calpestando, al tempo stesso, la dignità di oltre 3 milioni di lavoratori pubblici”.
Una lotta in difesa del ruolo del “pubblico” che riguarda l’intero paese
Si tratta, soprattutto, di una lotta da fare in difesa del ruolo del “pubblico” e che per questo riguarda non solo i dipendenti della Pa, ma l’intero paese e i suoi cittadini. Lavoratrici e lavoratori che, spiega Dettori, “attendono il rinnovo del contratto da sei anni e che in tutto questo tempo hanno dovuto reggere un apparato pubblico vessato dall’austerità, e garantito tra mille ostacoli i servizi pubblici, finendo vittime troppo spesso (e troppo facilmente) della propaganda sui ‘fannulloni’”. In questa mobilitazione a difesa dei servizi pubblici, passa anche la tenuta del servizio sanitario. “Che dire, infatti, di quell’altra bugia, quella dei soldi per la sanità che aumentano? Basta guardarsi poche cose per raffrontare lo scarto tra la verità e le falsità: il Patto della Salute che prevedeva un finanziamento per il 2016 di 115,4 miliardi, calati poi con questa manovra a 111 miliardi. Oltre 4 miliardi in meno che faccio a fatica ad inquadrare nell’Italia ‘col segno più’”.
Non ci rassegniamo a questo attacco frontale. Sapremo rispondere
Insomma tra la cifra “irrisoria” messa a disposizione per il rinnovo e il taglio drastico delle risorse per il fondo sanitario, senza contare la scure che si abbatterà sulle prestazioni sanitarie, emerge chiara l’idea di Renzi sul destino del “pubblico” in questo paese: “L’intenzione è quella di arrivare quasi a cancellarlo, avviando un costante percorso di arretramento. È questa la linea comune degli interventi che incidono sul pubblico: dalle province alle prefetture, dal contratto alla sanità, e altro ancora”. Una deriva che non piega la Fp Cgil: “Non ci rassegniamo a questo attacco frontale. Sapremo rispondere con maggior forza. Se le cose stanno così – conclude Dettori – sarà lotta dura”.
Di i seguito la nota unitaria dei sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil
“No alla provocazione di Renzi. Lottiamo per un contratto dignitoso”
Non accettiamo la provocazione di Matteo Renzi. I 300 milioni, che poi diventano 200 a fine serata, della “stabilità” elettorale del governo, non sono un contratto ma una mancia. I lavoratori pubblici vogliono un rinnovo dignitoso. La nostra mobilitazione sarà durissima”, così Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp Uil-Fpl e Uil-Pa, dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di stabilità.
“Una scelta politica precisa sta nascosta dietro la decisione di non finanziare il rinnovo del contratto di più di 3,2 milioni di lavoratori – attaccano le quattro sigle confederali di categoria – Aumentare il conflitto sociale e professionale, eliminare la motivazione, mortificare la competenza e la dedizione al servizio delle comunità. Siamo alla disgregazione non solo dello stato sociale, ma del paese. E noi diciamo no”.
“Modernizzazione, produttività, merito? Ma dove? Con questa legge si blocca solo l’innovazione organizzativa, la qualità, la formazione, la sicurezza nel lavoro e nei servizi pubblici”, rincarano Dettori, Faverin, Torluccio e Turco. “E si aumenta l’odio tra i cittadini che chiedono garanzie sui diritti e lavoratori abbandonati alla più bieca politica da consenso liquido. Il resto sono chiacchiere da talent show. Vogliamo un paese finalmente avanzato? Salute, sicurezza, prevenzione, sostegno ai più deboli, crescita delle aziende… Questo non si fa né con il solito diluvio di norme, né tanto meno con provocazioni come quella di Renzi. Si fa con gli investimenti nell’innovazione e nella professionalità. Come in tutte le migliori imprese del mondo”.
“La nostra mobilitazione sarà durissima – concludono i quattro sindacalisti –. Vogliamo un contratto dignitoso per i lavoratori pubblici e per il Paese”.
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